Quanti e quali sono i comandamenti per stare alla larga dall'oidio in vigneto, a partire già dalle infezioni primarie?
- CONOSCERE
- RICONOSCERE
- VALUTARE
- AGIRE
Conoscere
Sicuramente se sei un viticoltore, un tecnico o hai anche solo frequentato una di queste persone sai già di cosa stiamo parlando, il subdolo mal bianco della vite, meglio conosciuto in ambienti accademici come Erysiphe necator.
Questo fungo ascomicete ha le seguenti necessità climatiche:
- umidità relativa: dal 25-30% in su (ideale 50-90%)
- temperatura: da 8 a 35 °C (range ideale 18 ai 28 °C)
Proprio a causa di queste condizioni di sviluppo molto “elastiche” l’oidio è considerato un nemico temibile.
In primavera può:
- svernare sotto le perule come micelio e dare origine ai "germogli a bandiera", che saranno dei veri e propri focolai per le infezioni successive;
- sprigionare aschi ed ascospore che infettano i tessuti verdi e col passare del tempo svilupperanno il micelio. Le spore vengono liberate a partire dai cleistoteci: strutture svernanti che si aprono successivamente a 2 - 3 mm di pioggia o a bagnature fogliari prolungate e temperature superiori a 8 °C.
Riconoscere
Sapere dove cercare l’oidio è di sicuro la strada più affidabile per organizzare una difesa efficace.
L’ esperienza di ogni viticoltore, legata alla storicità ed alla predisposizione varietale e climatica dei suoi vigneti è sicuramente la tattica di maggior successo. Tuttavia la capacità di riconoscere i primi segnali di infezione è lo strumento indispensabile per organizzare una strategia che mette al sicuro dalle infezioni secondarie.
Che cosa dobbiamo riconoscere in vigneto?
- Aloni scuri sui tralci (cleistoteci) al germogliamento
- Macchie giallognole (pre-micelio) sulle pagina superiore delle foglie basali (germogli 20-40 cm)
- Nervature bruno-rossicce (pre-micelio) in corrispondenza delle macchie ma sulla pagina inferiore
Valutare
Arriviamo dunque all’interrogativo fondamentale: quando e come impostare i primi trattamenti?
La strategia deve tenere conto, come indicato prima, del ciclo biologico del fungo, che per quanto riguarda la sua fase primaverile, si trova sotto forma di cleistoteci oppure sotto le perule come micelio.
A differenza della peronospora, più sensibile alla lunghezza dei germogli, l’oidio risulta meno discriminante in tal senso, quindi il consiglio è di iniziare a trattare presto, specialmente in caso di germogliamenti disomogenei, eventualità nella quale identificare il momento esatto nel quale trattare per abbattere l'inoculo iniziale, risulta più complicato.
Anticipare il trattamentoa quando la lunghezza dei germogli risulta tra 1 e 5 cm, è una garanzia di maggior efficacia, perchè ci dà modo di anticipare le infezioni ascosporiche, abbattendo significativamente l’inoculo svernante.
Agire
Nel paragrafo precendente abbiamo risposto all’interrogativo “quando iniziare a trattare l’oidio”, mentre in questo ci occuperemo di come fare.
Spesso alcuni formulati in commercio sono sensibili alle temperature e quindi l’efficacia antioidica viene compromessa in una fase che invece sarebbe decisamente importante.
Il centro di competenza Kalòs ha messo a punto già da anni K&A EVIDENCE 2.0, un prodotto di natura enzimatica, totalmente naturale, (a base di bacillus spp.) efficace anche a basse temperature, che ha come bersaglio sia i cleistoteci che il micelio, questo lo rende il prodotto ideale per il contenimento dell’oidio. Lo spieghiamo anche QUI
Abbiamo osservato che distribuire 2-3 trattamenti alla dose di 2 kg/ha a distanza di 7-10 giorni è la soluzione vincente.
Ne parliamo in questo breve VIDEO
Fino alla fioritura è essenziale continuare a monitorare le piante, in modo da tenere sotto controllo la vegetazione e proseguire la strategia utilizzando K&A FRONTIERE 2.0 alla dose di 0,75 L/ha. Il prodotto, contenente laminaria digitata altamente concentrata, attiva in anticipo i meccanismi di difesa endogeni della pianta rendendola meno suscettibile e più pronta ad autodifendersi.
Sia K&A Evidence 2.0 che K&A Frontiere 2.0 sono miscibili con qualunque formulato antioidico, esplicano azione sinergica tra di loro e nei confronti degli agrofarmaci e sono prodotti di origine completamente naturale.
QUI trovate qualche altro spunto per capire cosa fare per indurre la resistenza nelle piante.
Molteplici sono le prove che dimostrano che l’utilizzo dei due prodotti (da soli o in sinergia) consentano di modulare il dosaggio dei formulati ad essi associati, ma le conferme più importanti derivano dalla soddisfazione delle aziende che li utilizzano da anni!
In questo articolo abbiamo parlato di Oidio o Mal Bianco, una tra le patologie ad eziologia fungina più subdole e per questo più faticose da gestire in vigneto. Abbiamo visto come il mix tra esperienza, attenzione e tecnica ci permette di dirigere i nostri sforzi verso un risultato apprezzabile.
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