Esprimiamo un sincero ringraziamento a tutte le persone che hanno posto domande e ai relatori che hanno premurosamente risposto; grazie a loro abbiamo potuto approfondire temi che durante la diretta del webinar erano stati trascurati e che sicuramente saranno fonte di ispirazione per le stagioni future.
A cura del prof. Ruggero Osler Questo è un argomento che spazia fra la Disciplina “Genetica” e la “ Difesa-Patologia Vegetale”.
Da Patologo vegetale, mi riferisco particolarmente e brevemente a risvolti connessi con la “Difesa”. Abbiamo sentito che nelle piante, come in tutti gli esseri viventi, non tutti i geni sono costantemente e contemporaneamente espressi: sono attivi solo quando la loro proteina codificata è necessaria per la pianta. La pianta ha imparato lungo la sua lunghissima evoluzione a spegnere il funzionamento di quei geni che in quel posto e in quel tempo non servono e a riattivarli quando è necessario. Da tempo e’ noto che il funzionamento dei geni non è auto-regolato: sono gli elicitori naturali ambientali che inducono le piante ad attivare meccanismi di difesa: ad es. in concomitanza con una infezione da patogeno la pianta risponde con la sintesi - promossa dai rispettivi geni – di enzimi distruttivi della parete del patogeno. La pianta elicitata rimane in attività per tempi differenziati: si dice che rimane in stato di immunizzazione.
Le piante di una stessa varietà, sono singolarmente e per gruppi omogenei diverse fra di loro. Persino quelle clonali non sono completamente uguali (ospitano p. es., diverse combinazioni di endofiti o sono indotte -elicitate- espresse in modo diverso per la resistenza a malattie. Nel caso di una epidemia, succede normalmente che alcune piante del vigneto o frutteto o orto, si ammalano, muoiono, deperiscono oppure non si lasciano ammalare (tolleranti) e persino nemmeno si lasciano infettare (resistenti); altre ancora possono ammalarsi e poi guarire (recovery) - Cfr R. Osler, “Le piante immunizzate”, 2021, Forum, Editrice Univ. Udine.
Una ulteriore considerazione: non tutti i geni delle differenti piante della stessa varietà o clone si risvegliano e funzionano con la stessa velocità ed efficienza.
A cura del prof. Ruggero Osler Questo è un argomento tanto interessante quanto dibattuto. E’ risaputo da tanto tempo che le gamie sono strettamente collegate con il fenomeno della eterosi, il vigore vegetativo. Inoltre, è noto e dimostrato che gli stessi caratteri epigenetici/indotti (ad esempio le resistenze/tolleranze delle piante) possono esse trasmessi alla progenie non solo per via agamica (meiosi) ma anche per via gamica (mitosi). Noi tutti … Abbiamo allevato qualche pianta di pesco selvatico, da seme! ma tutti sappiamo che la riproduzione agamica non è in pratica attuabile!
Si inizia però a parlare di cicli agamici (in serie ) interrotti da cicli gamici.
Ma questa prospettiva, dal punto di vista della sperimentazione, rimane tuttora soltanto una interessante speculazione.
Noi speriamo invece che il ricorso a piante indotte naturalmente o artificialmente per la resistenza – quindi più resilienti – diventi una pratica meno osteggiata e maggiormente adottata. Anche in Agricoltura tradizionale.
Cosa dovremmo trovare di così ostico nell’utilizzo di piante meno fragili? Tutto il resto può proseguire sulle vie già sperimentate. La nostra proposta non è alternativa bensì l’occasione di completare e migliorare la stessa difesa integrata.
A cura del prof. Ruggero Osler Abbiamo detto che i caratteri acquisiti, indotti, epigenetici possono essere stabili (la loro memoria nella pianta puo essere duratura, persino stabile e trasmissibile alla progenie. Quindi per via verticale da madre a figlia, attraverso moltiplicazione gamica o agamica. I caratteri acquisiti, indotti, epidenetici (di resistenza –tolleranza) possono anche essere trasmessi da pianta a pianta sorella (trasmissione transplanta).
Come si spiega? Abbiamo visto che la induzione di resistenza può essere localizzata o sistemica. Sono le molecole segnale (come l’acido salicilico) che si possono muovere dalle cellule indotte inizialmente e propagare l’induzione cellula via cellula. Alcuni di questi segnali (ad esempio l’acido salicilico) quando metilati, diventano gas e possono raggiungere via aria le piante viciniori a quelle ove è avvenuta la induzione di resistenza. Sono questi i VOCS: Composti molecolari organici volatili). Anche questo interessante aspetto delle induzioni non è ancora sufficientemente condiviso. Si stenta a credere che sia possibile che in un vigneto di già infettato (ad esempio dall’agente della Flavescenza dorata) le piantine trapiantate per sostituzione si ammalino in % inferiore rispetto a quelle trapiantate in un vigneto inizialmente sano.
Stentiamo a credere persino al Ricercatore Martin Heil (tedesco in Messico) che lui abbia dimostrato sperimentalmente che i VOCS funzionano davvero, in pratica (M- Heil and J. C. Sylva. Within-plant signaling by volatiles leads to induction and priming, 2007, Pennsylvania State University). Speriamo che qualche Ricercatore europeo- italiano voglia entrare in questo affascinante argomento. E permetta anche a noi di affidarci a nuove teorie (induzioni, elicitazioni, immunizzazioni, vocs) che al momento sembrano ancora diffici da accettare e praticare.
Intanto le piante coltivate diventano sempre più fragili e siamo costretti ad inquinare di più
A cura del prof. Ruggero Osler Siamo abituati ormai a discutere di immunizzazioni degli animali, Queste sono le prime ad essere state studiate. Si conoscono bene i caratteri delle immunizzazioni in animali, ma ora si sa con precisione che anche nelle piante funziona un sistema analogo di difesa. (Vedi Ferrari, M. Giovannoni e M.B. Mattei scrivono in un importante libro -M. Reverberi et al, “Patologia molecolare vegetale”, 2022) .Si parla ormai di immunità innata nelle piante per indicare una serie di risposte di difesa che vengono indotte nei siti di infezione dei vegetali.
Nelle piante non si trovano cellule specifiche circolanti e nemmeno un sistema adattativo come negli animali. Ma ogni cellula delle piante piante è capace di riconoscere i patogeni e di avviare meccanismi di difesa adeguati indotti che possono durare a lungo: in attesa di un futuro possibile attacco.
Si capisce quindi che possiamo parlare concretamente di immunizzazione anche nelle piante.
Praticamente, l’immunizzazione può essere naturale ma anche indotta sperimentalmente, in pratica, da elicitori artificiali.
Entrambe le forme di immunizzazione/induzione sono applicabili in forma preventiva: la pianta deve essere “preparata prima” a ricevere ed affrontare il patogeno.
Si vuole concludere questo riassuntivo ragionamento ripetendo che la nostra proposta non vuole essere esclusiva , ma come un importante componente della lotta Integrata. Quella che evita di affidarci, in certi casi, solo o quasi alla chimica.
A cura del team Kalòs Tutte le informazioni tecniche e i trials relativi a REPENTE sono disponibili QUI
A cura del Dr. Massimo Pinna La prova contemplava diversi prodotti sperimentali. Nella presentazione del webinar ho estratto i risultati relativi solo al REPENTE. Le differenze di presenza della malattia tra testimone e REPENTE nel controllo finale erano:
4,5% di diffusione su foglie per il REPENTE contro il 30% sul testimone.
5% di diffusione sui grappoli del testimone e < 1% su REPENTE
A cura del Dr. Massimo Pinna Gli effetti sulla fisiologia della pianta del REPENTE esulano dalla prova fatta che era incentrata sulla sua azione nei confronti della peronospora. Zinco e Manganese giocano comunque un ruolo importante nella differenziazione delle gemme ibernanti e quindi è ipotizzabile una sua azione positiva nei confronti di questo fenomeno che andrebbe però confermata da prove sperimentali.
A cura del Dr. Luca Fagioli CAP RA. Nelle nostre prove su vite, REPENTE, è stato applicato nel periodo compreso tra l'allungamento dei germogli (BBCH 13-15) e la chiusura grappolo (BBCH 79)
A cura del Dr. Massimo Pinna Come tutti gli induttori la sua azione migliora con l’accumulo dovuto a trattamenti ripetuti e consecutivi. Le aziende agricole dove presto la mia consulenza lo adottano in modi differenti ma comunque in tutte le fasi vegetative considerate a rischio di infezione da peronospora.
A cura di Luca Fagioli CAP RA. Le prove che abbiamo realizzato con REPENTE avevano la finalità di verificarne l'effetto come attivatore delle difese. Non abbiamo indagato l'effetto di biostimolazione del prodotto nel vero senso del termine come indicato dalla normativa europea (Reg. UE 1009/2019), ovvero: aumento dell'efficienza nutrienti; tolleranza agli stress abiotici; miglioramento caratteristiche qualitative; aumento disponibilità nutrienti nel suolo o nella rizosfera.
A cura del Dr. Massimo Pinna La sperimentazione è stata condotta impiegando lo schema dei blocchi randomizzati. Di conseguenza si è operato in condizioni omogenee.
A cura di Luca Fagioli CAP RA Per alcune categorie di induttori (ad es. quelli a base di microrganismi antagonisti) questo è vero, infatti le stesse società produttrici ne consigliano l'impiego 'a finestre' ovvero con blocchi di 2-3 applicazioni intervallate con altre senza l'uso degli stessi. Per altri invece questo non succede.
A cura del team Kalòs REPENTE offre un'eccellente compatibilità con tutti gli agrofarmaci, permettendo il suo utilizzo in combinazione con essi. Tale combinazione è utile in una strategia aziendale mirata, ad esempio per ridurre i residui, ma il prodotto non richiede veicolanti, poiché la formulazione ne garantisce un assorbimento ottimale.
Sì, è possibile. Vedasi anche risposta XIX
A cura del team Kalòs Come evidenziato dal prof. Osler nella risposta alla domanda I, non tutti i geni delle piante, anche se appartenenti alla stessa varietà, vengono attivati dagli stessi elicitori nello stesso momento; questo è particolarmente vero in caso di attacchi da patogeni diversi. Pertanto, è logico utilizzare induttori di resistenza con meccanismi diversi simultaneamente. D'altra parte questo riflette ciò che accade normalmente in natura.
Una risposta interessante si può trovare nel trial REPENTE dedicato al pomodoro: PROVE>POMODORO