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Q&A Webinar: "Induttori di resistenza: la sveglia genetica per la salute delle piante"

Scritto da Kalos Team | Dec 23, 2024 8:41:42 AM

 

PREMESSA:

Esprimiamo un sincero ringraziamento a tutte le persone che hanno posto domande e ai relatori che hanno premurosamente risposto; grazie a loro abbiamo potuto approfondire temi che durante la diretta del webinar erano stati trascurati e che sicuramente saranno fonte di ispirazione per le stagioni future.

DOMANDE:
  1. Non tutti i geni delle piante vengono svegliati (durante l'induzione di resistenza) giusto? per questo certe piante non ce la fanno (a difendersi con efficacia)

    • A cura del prof. Ruggero Osler  Questo è un argomento che spazia fra la Disciplina “Genetica” e la “ Difesa-Patologia Vegetale”.

      Da Patologo vegetale, mi riferisco particolarmente e brevemente a risvolti connessi con la “Difesa”. Abbiamo sentito che nelle piante, come in tutti gli esseri viventi, non tutti i geni sono costantemente e contemporaneamente espressi: sono attivi solo quando la loro proteina codificata è necessaria per la pianta. La pianta ha imparato lungo la sua lunghissima evoluzione a spegnere il funzionamento di quei geni che in quel posto e in quel tempo non servono e a riattivarli quando è necessario. Da tempo e’ noto che il funzionamento dei geni non è auto-regolato: sono gli elicitori naturali ambientali che inducono le piante ad attivare meccanismi di difesa: ad es. in concomitanza con una infezione da patogeno la pianta risponde con la sintesi - promossa dai rispettivi geni – di enzimi distruttivi della parete del patogeno. La pianta elicitata rimane in attività per tempi differenziati: si dice che rimane in stato di immunizzazione. 

      Le piante di una stessa varietà, sono singolarmente e per gruppi omogenei diverse fra di loro. Persino quelle clonali non sono completamente uguali (ospitano p. es., diverse combinazioni di endofiti o sono indotte -elicitate- espresse  in modo diverso per la resistenza a malattie. Nel caso di una epidemia, succede normalmente che alcune piante del vigneto o frutteto o orto, si ammalano, muoiono, deperiscono oppure non si lasciano ammalare (tolleranti) e persino nemmeno si lasciano infettare (resistenti); altre  ancora possono ammalarsi e poi guarire (recovery) - Cfr R. Osler, “Le piante immunizzate”, 2021, Forum, Editrice Univ. Udine. 

      Una ulteriore considerazione: non tutti i geni delle differenti piante della stessa varietà o clone si risvegliano e funzionano con la stessa velocità ed efficienza.

  2. Tra le cause della crescente fragilità delle piante può essere concausa, nei vigneti soprattutto, la pratica della riproduzione agamica? la clonazione si porta dietro la sempre meno crescente vitalità della pianta?

    • A cura del prof. Ruggero Osler  Questo è un argomento tanto interessante quanto dibattuto. E’ risaputo da tanto tempo che le gamie sono strettamente collegate con il fenomeno della eterosi, il vigore vegetativo. Inoltre, è noto e dimostrato che gli stessi caratteri epigenetici/indotti (ad esempio le resistenze/tolleranze delle piante) possono esse trasmessi alla progenie non solo per via agamica (meiosi) ma anche per via gamica (mitosi). Noi tutti … Abbiamo allevato qualche pianta di pesco selvatico, da seme! ma tutti sappiamo che la riproduzione agamica non è in pratica attuabile! 

      Si inizia però a parlare di cicli agamici (in serie ) interrotti da cicli gamici.

      Ma questa prospettiva, dal punto di vista della sperimentazione, rimane tuttora soltanto una interessante speculazione.

      Noi speriamo invece che il ricorso a piante indotte naturalmente o artificialmente per la resistenza – quindi più resilienti – diventi una pratica meno osteggiata e maggiormente adottata. Anche in Agricoltura tradizionale. 

      Cosa dovremmo trovare di così ostico nell’utilizzo di piante meno fragili? Tutto il resto può proseguire sulle vie già sperimentate. La nostra proposta non è alternativa bensì l’occasione di completare e migliorare la stessa difesa integrata.

  3. Qual'è il significato di transplanta e di VOCS?

    • A cura del prof. Ruggero Osler  Abbiamo detto che i caratteri acquisiti, indotti, epigenetici possono essere stabili (la loro memoria nella pianta puo essere duratura, persino stabile e trasmissibile alla progenie. Quindi per via verticale da madre a figlia, attraverso moltiplicazione  gamica o agamica. I caratteri acquisiti, indotti, epidenetici (di resistenza –tolleranza) possono anche essere trasmessi da pianta a pianta sorella (trasmissione transplanta).

      Come si spiega? Abbiamo visto che la induzione di resistenza può essere localizzata o sistemica. Sono le molecole segnale (come l’acido salicilico) che si possono muovere  dalle cellule indotte inizialmente e propagare l’induzione cellula via cellula. Alcuni di questi segnali (ad esempio l’acido salicilico) quando metilati, diventano gas e possono raggiungere via aria le piante viciniori a quelle ove è avvenuta la induzione di resistenza. Sono questi i VOCS: Composti molecolari organici volatili). Anche questo interessante aspetto delle induzioni non è ancora sufficientemente condiviso. Si stenta a credere che sia possibile che in un vigneto di già infettato (ad esempio dall’agente della Flavescenza dorata) le piantine trapiantate per sostituzione si ammalino in % inferiore rispetto a quelle trapiantate in un vigneto inizialmente sano. 

      Stentiamo a credere persino al Ricercatore Martin Heil (tedesco in Messico) che lui abbia dimostrato sperimentalmente  che i VOCS funzionano davvero, in pratica (M- Heil and J. C. Sylva. Within-plant signaling by volatiles leads to induction and priming, 2007, Pennsylvania State University). Speriamo che qualche Ricercatore europeo- italiano voglia entrare in questo affascinante argomento. E permetta anche a noi di affidarci a nuove teorie (induzioni, elicitazioni, immunizzazioni, vocs) che al momento sembrano ancora diffici da accettare e praticare. 

      Intanto le piante coltivate diventano sempre più fragili e siamo costretti ad inquinare di più

  4. Alla fine si potrebbe parlare di una sorta di vaccinazione.

    • A cura del prof. Ruggero Osler Siamo abituati ormai a discutere di immunizzazioni degli animali, Queste sono le prime ad essere state studiate. Si conoscono bene i caratteri delle immunizzazioni in animali, ma ora si sa con precisione che anche nelle piante funziona un sistema analogo di difesa. (Vedi Ferrari, M. Giovannoni e M.B. Mattei scrivono in un importante libro -M. Reverberi et al, “Patologia molecolare vegetale”, 2022) .Si parla ormai di immunità innata nelle piante per indicare una serie di risposte di difesa che vengono indotte nei siti di infezione dei vegetali.

      Nelle piante non si trovano cellule specifiche circolanti e nemmeno un sistema adattativo come negli animali. Ma ogni cellula delle piante piante è capace di riconoscere i patogeni e di avviare meccanismi di difesa adeguati indotti che possono durare a lungo: in attesa di un futuro possibile attacco.

      Si capisce quindi che possiamo parlare concretamente di immunizzazione anche nelle piante.

      Praticamente, l’immunizzazione può essere naturale ma anche indotta sperimentalmente, in pratica, da elicitori artificiali.

      Entrambe le forme di immunizzazione/induzione sono applicabili in forma preventiva: la pianta deve essere “preparata prima” a ricevere ed affrontare il patogeno.

      Si vuole concludere questo riassuntivo ragionamento ripetendo che la nostra proposta non vuole essere esclusiva , ma come un importante componente della lotta Integrata. Quella che evita di affidarci, in certi casi, solo o quasi alla chimica.

  5. Qualè' la composizione del REPENTE?

    • A cura del team Kalòs Vedi risposta alla domanda successiva
  6. Si hanno dati relativi all'impiego del REPENTE su pomacee e drupacee?

    • A cura del team Kalòs Tutte le informazioni tecniche e i trials relativi a REPENTE sono disponibili QUI

  7. Se ho visto bene l’incidenza della peronospora nel tnt era del  10% su foglia poco più del 20% sui grappoli?

    • A cura del Dr. Massimo Pinna La prova contemplava diversi prodotti sperimentali. Nella presentazione del webinar ho estratto i risultati relativi solo al REPENTE. Le differenze di presenza della malattia tra testimone e REPENTE nel controllo finale erano:

      • 4,5% di diffusione su foglie per il REPENTE contro il 30% sul testimone.

      • 5% di diffusione sui grappoli del testimone e < 1% su REPENTE

  8. L'utilizzo del REPENTE, da pre-fioritura a pre-chiusura grappolo, per 4-6 applicazioni consecutive, a distanza di 7-10 giorni una dall'altra, può migliorare la fertilità delle gemme nell'anno successivo ?

    • A cura del Dr. Massimo Pinna Gli effetti sulla fisiologia della pianta del REPENTE esulano dalla prova fatta che era incentrata sulla sua azione nei confronti della peronospora. Zinco e Manganese giocano comunque un ruolo importante nella differenziazione delle gemme ibernanti e quindi è ipotizzabile una sua azione positiva nei confronti di questo fenomeno che andrebbe però confermata da prove sperimentali.

  9. Questo prodotti sono efficaci in qualsiasi momento della fase vegetativa

    1. A cura del Dr. Luca Fagioli CAP RA. Nelle nostre prove su vite, REPENTE, è stato applicato nel periodo compreso tra l'allungamento dei germogli (BBCH 13-15) e la chiusura grappolo (BBCH 79)

    2. A cura del Dr. Massimo Pinna Come tutti gli induttori la sua azione migliora con l’accumulo dovuto a trattamenti ripetuti e consecutivi. Le aziende agricole dove presto la mia consulenza lo adottano in modi differenti ma comunque in tutte le fasi vegetative considerate a rischio di infezione da peronospora.

  10. In un ambiente protetto come in laboratorio questo stimolo è efficente, ma in vigneto dove ci possono essere molteplici variabili come possiamo valutare se questo effetto abbia la stessa efficenza ?

    1. A cura del Dr. Luca Fagioli CAP RA. Le nostre prove sono state realizzate in pieno campo, in anni diversi caratterizzati da andamenti stagionali differenti, e con vigoria delle piante diverse, da medio scarsa (vigneto bio) a elevata (vigneto IPM).
    2. A cura del Dr. Massimo Pinna Il collegamento tra l’impiego di induttori di resistenza e l’acquisizione della SAR (Systemic Acquired Resistance) è dimostrata da numerose pubblicazioni scientifiche sia come prove di laboratorio sia poi come prove di campo eseguite in condizioni di variabilità maggiore. D’altra parte le stesse condizioni si possono avere nelle indagini condotte sull’efficacia dei prodotti convenzionali di origine chimica. Se desidera approfondire l’argomento del ruolo dei biostimolanti nel contenimento degli stress abiotici e biotici le do alcuni riferimenti bibliografici:
      - G. Romanazzi et Al. 2014 - Efficacia di prodotti alternativi nella difesa antiperonosporica della vite. Atti Giornate Fitopatologiche 2014, 2, 247-254
      - Frioni, Tommaso, and Stefano Poni.-Utilizzo di biostimolanti in viticoltura. Biostimolanti in agricoltura. Edagricole, 2020. 123-134.
      - D. Sfriso - Effetti dell'applicazione di biostimolanti fogliari a base di lieviti inattivati sulla tolleranza allo stress idrico in Cabernet Sauvignon e Carménère (Vitis vinifera L.). thesis.unipd.it
      - Romanazzi, Gianfranco, et al. - Impact of alternative fungicides on grape downy mildew control and vine growth and development. Plant disease 100.4 (2016): 739-748.
      - Perria, Rita, et al. - A study on the efficiency of sustainable wine grape vineyard management strategies. Agronomy 12.2 (2022): 392.
      - Jindo, Keiji, et al. - Application of biostimulant products and biological control agents in sustainable viticulture: A review. Frontiers in Plant Science 13 (2022): 932311.
      - Monteiro, Eliana, et al. - The role of biostimulants as alleviators of biotic and abiotic stresses in grapevine: A review. Plants 11.3 (2022): 396.

  1. Purtroppo nelle prove non ho visto analisi del terreno, analisi dell’acqua e il calcolo della soluzione nutritiva per quella specie adattata a quel terreno, che può influire molto sulla qualità e quantità del prodotto finale. Mentre l’utilizzo dei biostimolanti come attivatori delle difese ha senso senza conoscere le analisi dette precedentemente.

        1. A cura di Luca Fagioli CAP RA. Le prove che abbiamo realizzato con REPENTE avevano la finalità di verificarne l'effetto come attivatore delle difese. Non abbiamo indagato l'effetto di biostimolazione del prodotto nel vero senso del termine come indicato dalla normativa europea (Reg. UE 1009/2019), ovvero: aumento dell'efficienza nutrienti; tolleranza agli stress abiotici; miglioramento caratteristiche qualitative; aumento disponibilità nutrienti nel suolo o nella rizosfera. 

        2. A cura del Dr. Massimo Pinna La sperimentazione è stata condotta impiegando lo schema dei blocchi randomizzati. Di conseguenza si è operato in condizioni omogenee.

  2. Chiedo se è vero che dopo il terzo trattamento gli induttori non hanno più efficacia

      1. A cura di Luca Fagioli CAP RA Per alcune categorie di induttori (ad es. quelli a base di microrganismi antagonisti) questo è vero, infatti le stesse società produttrici ne consigliano l'impiego 'a finestre' ovvero con blocchi di 2-3 applicazioni intervallate con altre senza l'uso degli stessi. Per altri invece questo non succede.

      2. A cura del Dr. Massimo Pinna Non mi risulta. Non mi pare che esistano prove che dimostrino questa tesi.
  3. Repente quindi può essere usato in abbinamento a fungicidi sistemici per aumentarne assorbimento ed efficacia?

    • A cura del team Kalòs REPENTE offre un'eccellente compatibilità con tutti gli agrofarmaci, permettendo il suo utilizzo in combinazione con essi. Tale combinazione è utile in una strategia aziendale mirata, ad esempio per ridurre i residui, ma il prodotto non richiede veicolanti, poiché la formulazione ne garantisce un assorbimento ottimale.

  4. Buonasera questi prodotti hanno un efficacia su rogna dell'olivo, lebbra, fumaggine, occhio di pavone, xylella ed altri patogeni dell'olivo?

    • A cura del team Kalòs Non abbiamo ancora dati specifici al riguardo.
  5. Buonasera ci sono esperienze di questi prodotti su actinidia chinensis per il controllo della Botrite e batteriosi?

    • A cura del team Kalòs Attualmente, non disponiamo di prodotti nel nostro catalogo, che inducano resistenze specifiche contro queste patologie; tuttavia, REPENTE, stimolando la produzione di fitoalessine, contribuisce a migliorare il benessere generale delle piante.
  6. Nel caso fossero utili si possono miscelare con prodotti come propoli, arancio dolce, distillato di legno...

    • Sì, è possibile. Vedasi anche risposta XIX

  7. L’utilizzo smodato di rame per fare biologico, è logico? Stiamo perdendo treni uno dopo l’altro dagli OGM alle TEA o NBT di oggi……non voglio essere ingrato riguardo il lavoro e gli sforzi di tutti gli agricoltori che ci credono, ma penso che siamo troppo anacronistici!

    • A cura del team Kalòs Pensiamo che l'"utilizzo smodato" di qualsiasi pratica sia irrazionale; sotto il profilo economico, ecologico e biologico. La buona pratica agricola insegna che in medio stat virtus e noi stessi siamo convinti che la conoscenza e l'utilizzo intelligente (dal lat. "intelligĕre" composto da inter «tra» e legĕre «scegliere») di diverse strategie rapprensenti l'idea sostenibile a medio termine poichè più agile ed in grado di adattarsi a condizioni in rapido cambiamento.
  1. Ci sono esperienze di controllo su mais dei vari fusarium per controllare le fumonisine?

    • A cura del team Kalòs Non abbiamo ancora dati specifici al riguardo.
  1. Ha senso utilizzare diversi induttori di resistenza insieme ?

    • A cura del team Kalòs Come evidenziato dal prof. Osler nella risposta alla domanda I, non tutti i geni delle piante, anche se appartenenti alla stessa varietà, vengono attivati dagli stessi elicitori nello stesso momento; questo è particolarmente vero in caso di attacchi da patogeni diversi. Pertanto, è logico utilizzare induttori di resistenza con meccanismi diversi simultaneamente. D'altra parte questo riflette ciò che accade normalmente in natura.

  1. Riguardo alla "vaccinazione" per le piante, capisco l'analogia, ma a differenza degli animali, le piante dovrebbero ricevere i trattamenti preventivi ogni anno, oppure basta un trattamento unico nella vita della pianta?

    • A cura del team Kalòs  Rifacendoci alla risposta IV del Prof. Osler, possiamo affermare che la questione non ha una risposta univoca e definitiva. Non sappiamo con esattezza per quanto tempo la risposta immunitaria rimanga attiva negli organismi vegetali, ma l'esperienza sul campo indica che un singolo trattamento non è sufficiente, né lo è un trattamento per stagione produttiva (nel caso di colture pluriennali).
  2. Contro phytophthora infestans in pomodoro di varietà locale con gli induttori ci sono possibilità di prevenzione?

    • Una risposta interessante si  può trovare nel trial REPENTE dedicato al pomodoro: PROVE>POMODORO