I ritorni di freddo e le gelate tardive non sono fenomeni nuovi, ma diversi studi segnalano un loro aumento a causa del cambiamento climatico. In termini assoluti, si osservano sempre più frequentemente incrementi di temperatura alla fine dell'inverno seguiti da bruschi cali; in termini relativi, le temperature miti del periodo autunnale-invernale provocano risvegli vegetativi anticipati, esponendo maggiormente le piante ai danni causati dai ritorni di freddo primaverili.
Date queste premesse, ci sembra interessante approfondire cosa accade nelle cellule durante una gelata o un brusco sbalzo termico e soprattutto come e se possiamo dare una mano alle colture per superare questo tipo di stress.
Formazione di cristalli di ghiaccio all'esterno delle cellule: si crea un gradiente osmotico (une specie di "effetto risucchio") che singe l'acqua fuori dalle cellule, causando disidratazione.
Formazione di cristalli intracellulari: nei casi più gravi possono danneggiare la membrana cellulare, portando alla morte della cellula.
Denaturazione (modifica strutturale) delle proteine e alterazione della struttura delle membrane.
Blocco della fotosintesi a causa dei danni strutturali ai cloroplasti (vedi punto III) e accumulo di ROS (specie reattive dell’ossigeno), che provocano stress ossidativo.
Colture appena emerse o trapiantante: tessuti molli e acquosi, necrosi dei margini fogliari, collasso del fusto vicino al colletto.
Fruttiferi: fiori anneriti e abortiti, danni alle gemme, morte dei giovani germogli.
🌱 Come reagiscono le piante
La formazione di ghiaccio intracellulare è invece spesso letale.
L'aumento della resistenza al gelo (indurimento), avviene durante la vernalizzazione o acclimatazione: un processo piuttosto lungo che inizia dopo l'estate e si conclude in primavera, al termine della dormienza.
Nelle piante arboree, l'acclimatazione è influenzata positivamente da estati relativamente calde e secche, che portano all'indurimento delle giovani gemme, all'ispessimento delle membrane cellulari e all'aumento della pressione osmotica attraverso l'incremento degli zuccheri solubili.
Anche in diverse specie erbacee (frumento tenero, segale, carota e bietola) avviene la vernalizzazione, ma in questi casi è legata all'esposizione a basse temperature e assicura la fioritura nel periodo più favorevole, ovvero alla fine della primavera.
⏩La rapidità con cui la temperatura si abbassa è direttamente proporzionale al danno che può causare. Un calo graduale permette alla pianta di spostare l'acqua, disidratando parzialmente le parti più vulnerabili e abbassando così il loro punto di cristallizzazione. Al contrario, se il calo è improvviso, la pianta adotta una strategia di difesa che consiste nel suddividere i suoi organi in unità separate, ciascuna con temperature diverse a cui possono congelare.
Rielaborazione da Proebsting e Mills, 1978, Rossi, 2000, Snyder et al., 2005).
Sebbene le piante colpite da gelate parziali possano reagire emettendo nuovi germogli da gemme o sottogemme latenti in proporzione al danno subito, la quantità e, in molti casi, la qualità della produzione risultano comunque compromesse.
E' bene non sottovalutare gli sbalzi termici, in particolare le forti escursioni termiche giornaliere tipiche di certe primavere. Queste possono essere ancora più complicati da gestire, rispetto alle gelate, perché interferiscono con la fisiologia riproduttiva.
Fioritura scarsa, aborto fiorale
Cascola
Frutti deformati e/o rallentamento della crescita
Protezioni "antibrina
Scelte varietali ponderate
Ritardare semine e trapianti
Fertilizzazioni equilibrate o frazionate: evitando eccessi specie di azoto
Utilizzo di biostimolanti (es. estratti di alghe, glicina betaina, Ca e B) per aumentare la resilienza allo stress.